In questi giorni ho giocato con il remake di Final Fantasy VII, concludendolo completamente ed ottenendo il platino finalmente esprimo la mia personale opinione sul remake più atteso di sempre. Andando ben oltre la recensione.
Cinque anni di attesa, trailer, video gameplay e infine demo di gioco del primo capitolo. Il remake di Final Fantasy VII si è presentato così prima del suo esordio, spianandosi la strada verso un debutto leggendario nonostante il problema mondiale della pandemia covid-19. Classificandosi primo in questo periodo in fattore vendite, Final Fantasy VII Remake conferma quello che era stato preannunciato come capolavoro e conquistando così di conseguenza la fan base del lontano 1997.
Sono uno di loro, uno quei bambini che nel 1997, inserendo il primo dei tre dischi, non capiva nulla dei dialoghi dei protagonisti per via della lingua inglese. Giocavo per tentativi, cercando di utilizzare l’intuito per arrivare a comprendere il da farsi e proseguire di conseguenza nella storia, arrivai verso la metà del terzo disco ma mi soffermai lì, nella speranza di versione in italiano ma senza speranze. Anni dopo con l’avvento di un internet sempre più alla portata di tutti la community di FFVII produsse una mod per la traduzione in italiano della versione PC permettendo a molti di godersi a pieno la storia.
Un capitolo della storica saga rimasto per lungo tempo in prevalenza sui restanti altri, eletto da tutti come il migliore riuscito di sempre e come si sarebbe mai potuto dare torto ad una scelta del genere? Personaggi dal forte carisma, una grafica di tutto rispetto ed una storia dalla profondità unica, con un forte senso ecologico verso il pianeta. Final Fantasy VII è senza alcun dubbio il più riuscito tra tutti, senza nulla togliere ai restanti.
Un genere di gioco che ha subito ben poche evoluzioni in passato ma diverse e più che innovative modifiche in quest’ultimi 10 anni. Lo si può vedere con i titoli di Kingdom Hearts dove possiamo trovare un sistema di combattimento che mantiene il tratto stilistico dei Final Fantasy a patto di un controllo completo dei movimenti dei personaggi eliminando di conseguenza, e completamente, il fattore a turni fissi come il Conditional Turn-Based Battle (CTB) oppure anche il tanto amato Active Time Battle (ATB), creando così un sistema di combattimento innovativo ed efficace.
Così è stato per questo Remake, Square Enix ha colpito nel segno consegnando in mano ai suoi fan un prodotto che comprendesse tutti i loro migliori successi ottenuti con i precedenti Final Fantasy riuscendo a non snaturare il contesto.
Siamo di fronte al miglior lavoro della Square Enix? Difficile dirlo ed altrettanto provarlo in quanto i fattori sono più che molteplici, tra cui il periodo di sviluppo e le tecnologie utilizzate nelle diverse generazioni di console o computer, quasi nessuno prende in considerazione tutto ciò prima di giudicare un prodotto ma, senza alcun dubbio, in questo caso ci siamo trovati davanti ad un Final Fantasy VII Remake che ha saputo fare centro, stimolando e risvegliando la passione che si è avuto per quella storia, nonostante si sappia già tutto a riguardo.
Perchè è veramente difficile trovare un titolo che riesca a stimolare la voglia di continuare a giocarci dove nonostante si conosca per bene la storia. Ovviamente a farla da padrona è stata quella tanto desiderata grafica che l’ha rinnovata certo, ma non è stato solo quella ma bensì anche un sistema di combattimento che è stato capace di dividersi in due per soddisfare sia i veterani ed enthusiast del 1997 che i fanatici del rinnovamento e dell’altolà alla ripetitività.
C’è molto di cui parlare, sediamoci al bancone del Seven Heaven ed eccovi servita la mia personale opinione ben oltre la recensione.

Una doverosa precisazione
Dal 2010 ad oggi abbiamo potuto mettere mano a diversi remake su diverse piattaforme, tutti di un discreto successo e con capacità di sorprendere quanto una nuova IP ma, per quanto questi siano sempre di elevato gradimento nulla può spingere avanti il mercato videoludico più di quanto non facciano le nuove serie o singoli titoli. Per quanto sia bello far un salto nel passato, per evolversi è necessario un continuo spingere a nuove storie che evolvano nei generi di gioco le meccaniche.
In molti si sono chiesti del perchè Square Enix non abbia optato per un sequel come fatto per il capitolo X e XII ma senza trovare alcuna risposta, però sembrerebbe che la motivazione sia che si sarebbe svolto decisamente del lavoro in meno riutilizzando la base della storia originale del VII, questo per via dell’enorme mole di lavoro che è stato necessario per ri-sviluppare o meglio rifare tutta la prima parte di Midgar, figuriamoci tutto il resto che è attualmente in sviluppo per la Parte II.
Un ritorno a Midgar con i fiocchi
La storia la conosciamo quasi tutti, nessuno di noi ha dimenticato i nostri eroi e le loro prodi gesta su cui la Square Enix ha saputo sapientemente reinvestire in questo remake. In questa prima parte la storia si svolge unicamente a Midgar in cui incontreremo insieme a Cloud solamente Tifa, Barret, Aerith e Red XIII e quindi oltre ai loro storici nemici come la Shinra e Sephiroth non vedremo alcuna traccia dei restanti eroi Cid, Vincent, Yuffie, Cait Sith di cui troveremo sicuramente presenza nella parte II. Ovviamente tutto ciò era ben scontato, durante la storia originale questi personaggi si incontrano ben più in là dell’arco narrativo di Midgar.
Nonostante sia solo la prima parte di tutto il gioco questo capitolo ha da offrire ben più di 70 ore di gioco completandolo al 100%, svolgendo oltre la storia principale tutte le missioni secondarie ed eventi secondari come le sfide in VR e i mini giochi iconici della storia originale. Ci sono anche scelte decisionali che ci faranno ripetere più e più volte i capitoli vedendone i risultati ogni volta diversi. Tutto ciò arriva a spremere al meglio tutto l’arco narrativo di Midgar elevandolo ed enfatizzandolo in questo remake.
Tutto ciò è stato necessario in quanto sarebbe stato abbastanza deludente da parte della Square Enix non aggiungere eventi nuovi al contesto narrativo del remake anche perchè, nonostante sia solo la prima parte, ogni titolo da ben 70 euro è fondamnetale che duri almeno 30 o 40 ore, per rispetto di chi l’acquista.
Questo ovviamente è valevole solo per la prima run dove invece se si è dei completisti si viene invitati e stuzzicati dal gioco a ripetere con una seconda run a livello difficile la storia, ottenendo così ulteriori oggetti dalle sfide come materie ed equipaggiamenti, raggiungendo così un livello di sfida decisamente più elevato.
Senza alcun dubbio un titolo completo sia in fattore di contenuti che in quanto di durata, dove ogni appassionato di Final Fantasy saprà divertirsi alla perfezione e con gioia.
Un sistema di combattimento ben studiato e per tutti
Ritornare in quella stazione a cavallo di un treno in veste grafica rinnovata fa veramente venir la pelle d’oca, troviamo finalmente sfogo per l’attesa e ci ri-catapultiamo nella storia senza se e senza ma, troviamo un sistema di tutorial a pop-up non invadente e che sa ben guidare il giocatore verso l’apprendimento sia del sistema di combattimento che dell’interazione con l’ambiente di gioco. Ad ogni progresso il giocatore viene spinto gradualmente senza che se ne accorga verso fattori di gioco di cui è necessario l’apprendimento, come gli schemi di combattimento dei nemici e l’utilizzo ben studiato delle materie necessarie per sconfiggere i nemici che sbarreranno la strada ai nostri protagonisti.
Ci si ritrova quindi a seguire un passo di gioco ponderato con un livello di sfida crescente a qualsiasi difficoltà scelta tra cui troviamo Classico, Facile, Standard e Difficile dove con ogni probabilità ognuna di queste si differenzia dalle altre con un fattore percentuale e una variazione negli schemi di attacco dei nemici.
Conoscere le peculiarità dei noi eroi è essenziale per sconfiggere i diversi boss della storia lungo i capitoli, difatti questi, come ogni tipo di gioco RPG avranno sia dei punti forti che punti deboli e starà a noi scegliere la formazione ideale trai i nostri personaggi per abbatterli. Rispetto ai precedenti capitoli questo remake ha saputo ben differenziare diversi fattori degli ultimi sistemi di combattimento a turni oppure in tempo reale, donandogli così un diverso senso di sfida.
Come detto in precedenza, questo remake non sfrutta un sistema di combattimento ATB ma un ibrido proprio come si è scelto di fare come in Kingdom Hearts ed altri recenti Final Fantasy, centrando in pieno un ottimo risultato. Difatti tutto ciò in fattore decisionale arriva ad enfatizzare al meglio le caratteristiche dei personaggi come fattori a distanza lontana o ravvicinata, dove contro alcuni boss sarà più efficace l’utilizzo di Barret rispetto a Cloud e così via. Sono rimaste invariate i fattori di Limit che condividono in appieno le stesse caratteristiche di accumulo dell’originale.
Invece trovato abbastanza sempliciotto il fattore stremante in modalità standard che porta ad un momento di debolezza del nemico creando così un occasione ghiotta per procurargli tanti danni e poterlo di conseguenza sconfiggere, decisamente molto più utile in modalità difficile dove per quasi la stragrande maggioranza dei casi sarà veramente un occasione di respiro per i nostri personaggi. Inoltre questo fattore di stremo è possibile incrementarlo in percentuale con specifiche abilità come nel caso di Tifa e Aerith, partendo con un valore del 160% dove ad ogni incremento un danno aumenterà di quella percentuale aggiuntasi e accumulando sempre più danni ingenti ai nemici.
Un pò meno ben fatto il sistema di mira per puntare i nemici, controllabile solo con un semplice movimento dell’analogico destro premendo R3, in modalità difficile in preda alla frenesia si incappa involontariamente troppe volte nel cambio di nemico poichè l’analogico condivide anche il movimento della telecamera che non è proprio delle migliori che si possano gestire. Queste due funzioni combinate portano a delle modeste confusioni durante i combattimenti impegnativi creando non poco disagio. Era da dire.
Uno splendore per gli occhi, effetti particellari compresi.
Che lo si è tanto desiderato per la grafica rinnovata, con un re-style completo del leggendario mondo che ha segnato gli standard videoludici del genere negli anni 90′ non era un segreto. Dalla stazione al palazzo della Shinra, ci siamo rifatti gli occhi non solo ritrovandoci lo stesso design dei personaggi di Advent Children ma anche con strabilianti effetti particellari per questa generazione di PlayStation, Square Enix dopo diversi titoli sviluppati per PS4 ha saputo bene sfruttare al meglio questa console, regalandoci un remake di una grafica scoinvolgente.
Impossibile non notare la particolarità dei movimenti caratteristici e non statici dei personaggi, questi vanno a donare alla storia una profondità eccezionale e stimolano la visone delle cut scene anche dopo aver concluso una prima volta il gioco. Non sono molti i titoli che possono permettersi una qualità profonda come questa, sotto i tripla A è molto difficile trovare una dettagli di movimenti di questo livello, possiamo citare Uncharted 4, Death Stranding, Days Gone e Spiderman tra i più recenti ma decisamente nessuno sotto questa fascia di qualità. Ovviamente è quasi sempre un fattore di budget ma implica molto a livello finale.
Un livello cinematografico insomma, i videogiochi adventure sono destinati a raggiungere questo standard e la cosa non dispiace ai più nonostante ci sia sempre qualcuno che lo giudica come una perdita di gioco paragonandolo quasi del tutto ad un film più che ad un videogioco. Le scene caratteristiche che ci ha donato l’originale del 1997 ora hanno preso ancora più vita ed effetto grazie a una caratteristica grafica ben evoluta che ha saputo non far invidiare nulla in questo remake.
Girando per i tre settori della storia non possiamo far altro che complimentarci con gli sviluppatori e gli artist designer per l’egregio lavoro svolto nel ricreare una midgar di elevata qualità ed immersione. Le luci e texture di questa generazione ancora una volta sanno saziare la voglia di next-gen ricordandoci che le console di attuale generazione possono ancora offrire molto.

Mini giochi e sfide secondarie
Lungo la storia troveremo delle iconiche attività secondarie che hanno sapure divertire i fan della storia originale, infatti chi conosce queste attività secondarie riconoscerà l’egregio lavoro di trasportazione del mini gioco con la gara di trazioni. Queste attività comporteranno l’ottenimento di alcuni trofei ma ottenerli non sarà affatto facile. Come ricompensa dopo lo sforzo non otterremo soltanto il trofeo in questione ma anche un equipaggiamento di tutto rispetto per avvantaggiarci in battaglia.
Avremo anche modo di affrontare delle battaglie nell’arena di Corneo e nel simulatore VR della Shinra dove nell’avanzare di queste sfide aumenterà progressivamente anche la loro difficoltà portandoci sempre oltre i nostri limiti e migliorando di conseguenza le nostre abilità in combattimento. Per ogni serie di sfide troveremo fino a 14 incontri da superare, necessari per accedere a due sfide nascoste nel capitolo 17, a loro voltaqueste due sfide sono divise in 5 incontri capitanati da due Boss molto potenti ed ottenere così ben due trofei di elevata difficoltà.
Durante lo svolgimento ed il compimento di queste due sfide sono arrivato alla conclusione che chi ha ideato questa “PICCOLA” competizione abbia una qualche sorta di rabbia repressa, detto in modo ironico.
Oltre la recensione
Ci troviamo davanti ad un must have, un trionfo all’ode verso un già confutato capolavoro proclamato nel 1997 di cui si è sentita la necessità di ringraziare ancora una volta tutti i fan che hanno fatto di questo gioco una leggenda con un remake, certamente con dei difetti tecnici e decisionali ma che comunque nonostante questi potrà posizionarsi nella hall of fame dei videogiochi di questa generazione.
La delusione di aver giocato il remake con solo un terzo o quarto di tutta la storia a disposizione è tanta, è come poter mangiare solo una fetta di una buonissima pizza accompagnata da una birra gelata, ma a questi livelli le tempistiche di sviluppo lievitano e non di poco tantè che si vocifera che per la seconda parte si dovrà aspettare ben il 2022 e sarà disponibile su PS5. Come videogiocatore storico della serie FF mi trovo soddisfatto, tanto da aver deciso di Platinarlo come sentito ringraziamento per questa possibilità di rivivere in veste nuova anche se solo una parte di questa immortale storia. E non sono un platinatore seriale.
Non sono sicuramente il migliore tra tutti i fan di Final Fantasy per poter dichiarare ciò ma sicuramente questa è l’occasione giusta per far giocare questo remake ai videogiocatori più giovani, sarebbe bello che potessero giocarci anche i bambini e le bambine di 7/10 anni come me in quel lontano 1997 ma purtroppo il Pegi non lo permette. Peccato.